Le Meraviglie dell’Aveto… tra trekking e cavalli selvaggi

Il paradiso esiste. E ha un nome: Parco Naturale dell’Aveto.

Nella natura più incontaminata, dove pascolano cavalli selvaggi, immersi in un’aria fine e profumata di fiori, tra il verde dei monti e lo sguardo che spazia fino al mare. Ecco che emerge subito alla mente una frase sugli Indiani d’America letta tempo fa: “per voi uomini bianchi il paradiso è in cielo, per noi il paradiso è la terra”. Il Parco dell’Aveto è così: a volte selvaggio, ma sempre accogliente, e soprattutto pronto a stupirti in ogni stante con i suoi scorci tra le vallate liguri, il mare, e la biodiversità che fa da padrona in questo habitat naturale.

I cavalli selvaggi dell’Aveto
Con 3.000 ettari area protetta, ci vorrebbe un’intera vita per conoscere tutti gli angoli più remoti di questo territorio. Vuoi conoscerne alcuni? Immagina di essere a Borzonasca, dove si trova una delle sedi del Parco.
Qui ci sono persone straordinarie, come Evelina e Paola che da anni comunicano l’importanza della salvaguardia dei cavalli selvaggi, protagonisti indiscussi delle valli del Parco Aveto. Questi equini vivono in totale libertà nella natura più pura, dopo aver ritrovato lo spirito selvaggio ed essersi adattati all’ambiente circostante in perfetta sintonia con le attività umane. Per vivere a pieno un’esperienza a 360 gradi in questo parco ligure, bisogna trascorrere qui qualche giorno. Il punto di partenza può essere malga Perlezzi, un rifugio tra i prati ai piedi del monte Aiona, da cui parte il sentiero per il lago di Giacopiane: un percorso affascinante, attraversato da prati fioriti alternati ad alte faggete.

Lasciati trasportare dalle parole delle guide del posto per assimilare tutte le curiosità più intrinseche del parco. Dalla posizione delle pigne sugli abeti fino all’alimentazione naturale dei cavalli. Con un po’ di pazienza, si scorge un puledrino che gioca con i suoi simili, sotto gli occhi vigili del branco. Avresti mai pensato di vivere tutto questo a due passi dal mare? Dopo questa incredibile esperienza, è doverosa la pausa pranzo a malga Perlezzi, dove i gestori sono pronti ad accoglierti con genuini formaggi, salumi, ravioli e l’immancabile baciocca: tipica torta a base di patate. Due passi verso Est per percorrere un itinerario che attraversa gli Appennini della Val d’Aveto. Per fuggire dal caldo estivo, numerosi sentieri scendono dai monti al mare, rigenerando mente e corpo. Proprio in estate, quando si viene invasi da quell’immensa voglia di partire alla scoperta di nuovi panorami naturali, alla ricerca di luoghi freschi, è il momento di esplorare i monti appenninici senza farsi mancare la buona compagnia e il buon cibo immersi in uno scenario paesaggistico tanto bello quanto sacro.

Tra fantasia e magnetismo, indietro nel tempo di due miliardi di anni
Dopo aver esplorato la parte più alta dell’Appennino Ligure, il secondo giorno si parte per l’ascesa di una vetta resa unica dalla sua importanza geologica e dalle sue peculiarità: il Monte Aiona e la vicina Pietra Borghese. Una delle testimonianze geologiche più antiche d’Italia, la Pietra Borghese è una roccia esistente da due miliardi di anni e la sua provenienza deriva dalla crosta dell’antico Oceano Ligure. Fa parte di un affioramento di rocce durissime e scure che si trovavano a più di 30 km di profondità. Una curiosità? Una delle loro caratteristiche è quella di essere magnetica. Numerosi sentieri che conducono al Monte Aiona, alto 1701 metri s.l.m., ospitano alcune delle tappe del percorso a lenta percorrenza più famoso della Liguria: sono le tappe n. 33 e 34 dell’Alta Via dei Monti Liguri che attraversano il Passo delle Lame, della Spingarda per giungere il Passo del Bocco. Queste tratte attraversano ambienti aperti e panoramici alternati alle vaste faggete di diversa difficoltà. Terzo giorno. Gambe in spalla e… alla conquista del Monte Penna. La vetta che porta il nome del Dio Pen, il Signore delle Vette. Con i suoi 1736 mt s.l.m., questa cima è una delle più amate e frequentate dagli escursionisti della zona. Impossibile farne a meno! Lungo il percorso, è d’obbligo fare una sosta ai piedi della montagna, in prossimità dell’omonimo laghetto. Si tratta di un piccolo specchio d’acqua di origine glaciale di fondamentale importanza per il suo inestimabile valore naturalistico. ircondato dalla faggeta circostante ammira dal basso il Monte Penna ed il Pennino, prima di intraprendere la loro ascesa.

E infine… verso il mare e oltre. L’ultimo giorno si cambia scenario paesaggistico. Corri a Punta Manara e poi verso il mare di Sestri Levante, per concludere questo tour dell’Appennino Ligure con un bel tuffo rinfrescante.